Ospedale. Si, ultimamente ci vado spesso. Minimo due giorni a settimana, quando non sono di più. La strada è lunga.
Oggi pioveva. Quella pioggia mista tra un acquazzone estivo e un autunno precoce. Ma per un raro scherzo del destino avevo con me un ombrello: di solito non ci faccio caso e non ne ho mai.
Esco di macchina, prendo l’ombrello e sotto la pioggia battente mi avvio a larghe falcate verso l’ingresso. Davanti a me una ragazza. Bionda, capelli raccolti, vestita da tutti i giorni e in mano un sacchetto con tante cose non sue. Cammina sotto la pioggia come se non ci fosse, come se non ci fosse aria, come se non ci fosse nulla. Cammina e si bagna.
ok, sa30a. Coppa vuota e coraggio a quattro mani. Allungare il passo e…
“Mi scusi. Mi permette?” e le piazzo l’ombrello sopra la testa.
Mi guarda come se fossi un alieno. Sbuffa. Continua a camminare. “Mah, faccia come vuole, tanto questo posto è uno schifo e cosa vuole che sia se mi bagno i capelli”
“Mi creda, lo so che è uno schifo. Lo so bene. È per quello che vorrei tenerla all’asciutto. Almeno questo se lo faccia regalare. Mi permette?”
Camminiamo insieme, io all’acqua e lei no, per i cento metri che ci separano dall’atrio coperto.
“Certo, che tempaccio, eh?” mi dice, alla fine del percorso.
“Davvero diobono. Sembra già agosto!”
Sorride.
“Buona giornata?”
“Grazie. Anche a lei!” mi risponde. Ancora col sorriso alla più banale delle battute sul più banale degli argomenti.
e fuggo verso le porte girevoli. Spero che non mi abbia visto arrossire.
Quando uno è gentleman…
Tutti si meritano un istante di dolcezza al giorno.