Per farmi perdonare la lunga assenza (passata unicamente moderando commenti di spam… che noia…) vi omaggio di ciò che più vi piace: una nuova candidata alla categoria Pazze.
Conosciuta, come le migliori tra le migliori, online. Diciamo che i primi passi avrebbero dovuto darmi da pensare:
“Dimmi un po’, ti piacciono gli autobus?”
“Li detesto. Al liceo ero disposto a stare in classe zuppo tutta la mattina pur di andare coi miei mezzi ed essere indipendente”
“Beh, vedi di farteli piacere, perchè la tua futura cinghialotta LI PORTA! (sic!)”
ecco, se avete la faccia a punto interrogativo, figuratevi come stavo guardando il monitor io. Ok, d’ora in poi ti chiamerò l’Autista. In fondo una bella camionista è stata il sogno erotico di tutti, no? ed eccola li’, in carne, ossa e patente E. Si, avete letto bene: patente E, quella per gli AUTOARTICOLATI PESANTI. E poi cinghialotta di chi?
Altri segnali avrebbero dovuto farmi capire che c’era qualcosa che non tornava: il fatto che la prima foto che ho avuto da parte sua è stata quella del cane (splendido dobermann, ma inadatto all’accoppiamento con la mia augusta personcina), così come la quasi-assenza di foto sue e un tono sdolcinato oltre misura. Ma tant’è. Prendiamo accordi (via SMS) per trovarci una sera a far due passi e bere qualcosa.
E li’ iniziano le danze. In una città che non nomino (ho scoperto di avere una utente concittadina del luogo in cui lavoro…) vedo lei. L’Autista. Un oggetto che avrebbe fatto intenerire la moglie di Vito Catozzo (chi non è cresciuto a pane e drive in si documenti su google), alto grossomodo un metro e cinquantacinque, con un accento di Scampia e una camminata che sarebbe stata bene addosso a Gattuso. Non ho mai fatto grosso caso all’apparenza fisica, ma li’ il problema non era la bellezza: era la totale assenza di cura della persona.
Serata in una conversazione improbabile, tra me che non sono certo un accademico della Crusca ma parlicchio e lei che mi doveva ripetere le cose almeno due volte perchè non la capivo, mentre mi travestivo da dizionario dei sinonimi e dei contrari. Tanto sdolcinata online quanto scostante e musona dal vivo. Come giullare non me la cavo male, ma di farla ridere non m’è riuscito.
Il problema tra l’altro pare risolversi da solo, perchè lei mantiene una distanza di due metri lineari minimo. Io sono molto timido e il primo approccio che ho è tattile, se ti offro il braccio e non lo prendi mi ritraggo a guscio e addio giochi. Si, grazie, splendida serata, ciao, ciao, ci si risente, ti richiamo io. Ma anche no.
Qualche giorno, qualche settimana, e arriva un sms: “senti, ma tu quella sera me l’avresti dato un bacio?”
Raccatto gli attributi e rispondo: “a parte tutto, ma proprio tutto, sei rimasta a due miglia nautiche da me, la vedo un po’ durina”.
“Usciamo sabato? cena fuori?” vabbuò, ormai la curiosità era antropologica e rispondo si. Ci mettiamo d’accordo, prenoto il ristorante. Alle 18 di sabato, a ristorante prenotato, la gentil druda manda un SMS e dice “sono stanca, facciamo un’altra volta”.
Ok, lasciamo stare. Passano un paio di settimane e mi arriva la proposta di uscire di nuovo. Altra dinamica identica: pacco.
“Io non è per essere indelicato, ma me le avresti un pochino sbrindellate. Prima mi chiedi d’uscire, poi mi dai pacco all’ultimo dopo avermi rovinato un sabato sera e fatto spendere una parola al ristorante”
“Eh, ma io faccio un lavoro importante, mica come il tuo! Sono stanca!”
Io non voglio stare a fare la classifica dei lavori, perchè ogni lavoro è dignitoso e importante se è onesto. Ma se faccio una corbelleria io sul lavoro lascio senza servizi informatici un’azienda sanitaria da 300.000 utenti (e magari se le ambulanze non arrivano qualcuno ci muore), tu al limite fai tardi con l’autobus. Non è che il mio lavoro è da meno del tuo. Ad ogni modo, te ne vai in culo. E per qualche strano motivo, t’incazzi pure mentre ti ci mando.
Pensate sia finita? Macchè. Arriva una telefonata, numero anonimo. “Pronto?” – “Senti, sono l’Autista… non è che verresti a cena a casa mia domani sera?”
Cena a casa sua?!? e chi se la perde, ormai ero completamente con l’intenzione di prendermela a ridere. Quindi vado, godendomi nell’ordine:
- lei che mi apre la porta in TUTA, con tanto di maniche tirate su e due braccia pelose da fare invidia alle mie;
- due sue colleghi che sono stati invitati assieme a me. Colleghi, attenti bene. Tutta la sera a parlare di autobus, che per carità, m’ha fatto anche piacere e ho imparato un mondo nuovo, ma che due palle;
- lei che a fine serata, quando i colleghi si defilano adducendo scuse per lasciarci soli, mi guarda e mi fa, con uno sguardo romanticissimo: “C’ho da pisciare il cane (sic!), vieni?”
Fine serata con me che dopo due minuti di questo dobermann che scagazzava come un esercito di unicorni la guardo con occhi ancora più romantici e le dico “senti, io ho freddo. Vado a casa” e mi defilo.
Finita? NO. Perchè dopo mi arriva un SMS…
“Insomma sa30a, vedo che l’altra sera non ha funzionato granchè.”
“Si, in effetti c’è stato qualcosa che non ha funzionato”. Tipo la tua esistenza, ad esempio.
“Ti capisco, del resto bella non sono…”
No, bella non sei. Ma credimi, è l’ultimo dei tuoi problemi.