Fermi, fermi un attimo.
Mi rendo conto che il mio modo espositivo è molto essenziale e lascia (volutamente!) parecchio spazio all’interpretazione… però cerchiamo di non buttare il bimbo con l’acqua sporca, per favore.
Chiariamo (e qui rispondo ad Elena) un concetto che ho già ribadito. Una donna difficile non è una donna che non me la dà. Una donna che non me la dà, pleonasticamente, è una donna che non me la dà.
Intelligenza e “difficilità” (scusate il neologismo, ma in questo caso ci voleva) sono due cose assolutamente NON correlate. Si può essere intelligenti e “non difficili” (scusate se non uso la parola “facile”, ma vedo che tende ad essere fraintesa), si può essere intelligenti e difficili e dico anche, sciocche e difficili.
Mettiamo anche un altro punto fermo: Forrest Gump direbbe “difficile è chi difficile fa”. Ha ragione da vendere. Specie se si vede il concetto di “difficilità” come lo si è delineato nel post del blog, vale a dire:
Un guscio di pensieri annodati tra di loro, difficoltà, trappole emotive e comportamentali creato ad hoc per creare distanza, mettere in difficoltà, stabilire una gerarchia o evitare di confrontarsi con le proprie insicurezze
Questa, è la “difficilità”. Che attenzione, non è nè troppa nè troppo poca intelligenza. Non è la ricerca di un dialogo o di sviscerare le questioni quando queste questioni vanno sviscerate. Non è il desiderio di comprendere il mondo che ci circonda.
E’ proprio la voglia di prendere una gonade altrui, impastarla, spianarlo, farci una michetta e alle più o meno comprensibili rimostranze autogiustificare QUESTO comportamento e TANTI ALTRI dando la colpa al gemito del proprietario della gonade stessa.
Mabh (et al) delineano (ad esempio a partire dal commento #22) anche un altro corollario del concetto di “difficilità”, che è quello di “leziosità”. C’è un tempo per tutto. C’è il tempo della cena preparata con ingredienti selezionati e cucinata con cura, e c’è il tempo del panino al fastfood mangiato ridendo dei reciproci rutti. C’è il tempo della nottata passata tra baci, carezze, preliminari, sesso tantrico e coccole e c’è la sveltina. C’è il tempo della lunga dissertazione, magari puramente teoretica e fine a sè stessa, e c’è il tempo di liquidare le cose con un “vaffanculo”. C’è un nero e un bianco.
In mezzo ci sono tutta una serie di scale di grigi dove le rispettive tonalità di colore si incontrano e si fondono nel colore della coppia. Colore che di sicuro non deve essere troppo lontano dal colore dei singoli, ma è statisticamente folle pensare che la coppia ragioni come ragioneremmo noi da soli.
Il difficile e la difficile tutto questo non lo capiranno mai.