Ed ecco il post pesante, ma pesante davvero, che ho in canna da un po’.
Non tutti sanno che quando gamma ha perso la gradevole decisione di tornare a fare la coinquilina, io non è che l’ho presa precisamente bene. Anzi, non l’ho presa affatto bene. Fuor di metafora: l’ho presa malissimo.
Il rapporto tra me e lei andava male, male già da un po’, e non riuscivo a risistemarlo. Nel tentare di risistemarlo, o forse per annegare la disperazione, o chissà se per recuperare un rapporto con una qualche forza erotica (intesa, come vedrete, in senso lato) mi ero buttato sul cibo. E io, che magro ero giustappunto quando ero ragazzo o quando facevo agonismo, sono ingrassato ancora di più.
Aggiungiamo che nei primi giorni “post coinquilina”, in cui cercavo ancora di più di capire – e forse di recuperare – lei se ne esce con la mirabile frase “del resto cosa vuoi, sei anche un ciccione schifoso”. E li’ arriva il colpo basso, la baionettata diretta al cuore. Il cuore era in frantumi, la mia autostima va in frantumi, io vado in frantumi. La razionalità tenta di salvare il salvabile, ricordandomi “ehi, quando l’hai conosciuta eri solo quindici chili in meno”, e fallisce miseramente.
E a quel punto smetto di mangiare. Completamente. Tre settimane di digiuno quasi completo, se si eccettua l’acqua, e qualche caffè macchiato che per fortuna sta al suo posto invece di lottare prepotentemente per riuscire dal mio corpo come tutti gli altri cibi che provo – beata razionalità – a farci entrare. Nel frattempo provo ad andare in palestra, avevo qualche ingresso ancora da sfuttare.
E in quelle settimane avviene un po’ di patatrac: in palestra svenimenti continui (con l’istruttore son diventato amico, dalle volte che mi ha ritirato su), sul lavoro mi addormentavo a metà giornata… e fin lì ci si può stare, conosco la razionalità del non mangiare e so quali sono i sintomi. Finchè non iniziano i sintomi seri, iniziano i mancamenti, inizia a bloccarsi prima l’intestino, poi i reni. Inizio a spaventarmi, ma spaventarmi davvero. Sapevo che un altro po’ di questa solfa sarebbero arrivati danni seri.
E lì avviene il piccolo miracolo, riesco piano piano a trattenere qualcosa, una fetta di prosciutto, un fico, un pezzo di pane… e piano piano il mio corpo salva sè stesso, perchè io, in tutta franchezza, non ne avevo le forze e l’avrei lasciato andare.
Da tutta la vicenda capisco a mente (relativamente) lucida una cosa importante: che il rapporto col mio corpo era perso, e assieme a lui una parte di me. Capisco che tutte le volte che mi dicevo “si, ok, sono ingrassato ma sono sempre la stessa persona, dentro” stavo mentendo a me stesso, prima che agli altri. Capisco che c’è un rapporto da recuperare, una nuova confidenza da ricostruire, tanta, TANTA strada da fare.
Quando mi folgorò l’idea di www.singleatrentanni.com, quest’estate, c’era il pensiero di una categoria “salva te ipsum”: salva te stesso, come il mio corpo ha fatto di sua sponte, come un album fotografico su facebook che porta con sè le tappe di un rapporto da riallacciare. Volevo parlare di peso, di disturbi dell’alimentazione, di quello che è DAVVERO l’obesità fuori dagli articoli del cacchio dei giornali per donne, dei piccoli grandi passi verso il ritorno ad un corpo – se non bello – almeno umanoide. Poi ho aperto il blog a primavera, e i post sulla vita trascorsa hanno avuto e avranno un peso maggiore rispetto alle “piccole tappe”. Non vi annoierò con post sui traguardi raggiunti in termini di chili persi, anche perchè ad oggi, a quarantadue chili di distanza da “quel momento”, ha poco senso mettersi a rievocare.
Però il recupero del rapporto con un corpo è una parte importante della vita da single di ognuno di noi, e si, ci sarà un “salva te ipsum” da qualche parte. C’è sempre, da quando decido di uscire con una ragazza nonostante la diarrea, all’impegno che metto in palestra (e alla mialgia, fedele compagna di vita) alla frase tipica che mi dice chi sa quali ritmi di vita tengo da mesi e mi chiede se non mi sento stanco: “Riposerò quando sarò morto. Ora voglio vivere.”
Perchè il rapporto col corpo è da ricostruire. Io lo colmo di attenzioni, ma lui fa quel che dico io quando ho bisogno che mi segua. E quando può non seguirmi, ha tutto il tempo per rilassarsi.
E anche quando altre mi fanno la gentilezza di trovarmi inadeguato, so che la strada per salvare me stesso è solo stata imboccata. E durerà una vita intera.
Sono parole che richiedono una certa delicatezza. Credo sia questa, la vera partenza del sito, il post di esordio assieme a quello della coppa vuota. Resta la delusione per la bassezza di certi colpi. Sono dell’idea che uno dovrebbe conservare una certa dignità, qualunque cosa scelga. Andarsene, chiudere, ma comunque rispettare. Infierire, come è stato fatto lo vedo come una grande sconfitta per la persona. Coraggio, sa30a! Ti auguro di superare l’amarezza lasciata da certi atteggiamenti.
Ciao
ci siamo incrociati in altri blog e per la prima volta vengo a visitare il tuo.
Mi ha colpito molto quello che hai scritto e mi sta facendo riflettere molto. Credo che da questo tuo post usciranno molte riflessioni personali.
La cosa che più mi fa riflettere è che mi devo sforzare molto a concentrarmi sul fatto che è un uomo ad aver scritto queste cose. Questo tipo di pensiero l’ho sempre associato ad aspetti femminili, come se il recupero del rapporto con il proprio corpo e la difficoltà di relazionarsi con gli altri in questo senso sia qualcosa che appartiene solo a noi.
Se ti va ti comunicherò i miei pensieri su questo per il momento ti voglio fare i miei complimenti sulla tua profondità di analisi. Alla tipa invece un pò meno: se parliamo di pesantezza lei mi sembra sfiorare il peso massimo. Un abbraccio
Ti capisco,
perfettamente,
a me è capitata però la cosa opposta.
Dopo il “fattaccio” ho perso 15 chili, non ero una sogliola, non lo sono tutt’ora, ma dieta e palestra (troppa palestra), trasformano.
Forse sarà la voglia di sfogarsi, forse sarà la voglia di cambiarsi, di piacersi ancora, visto che ci sei soltanto tu che puoi dirti ancora “ti amo”, allora fai cose che prima non pensavi di fare.
Come quando salgo sul ring dopo soli due mesi e mi faccio letteralmente macinare da ragazzi che son tre anni che prendono e danno cazzotti.
Lo fai perchè ti devi sfogare, perchè da qualche parte bisogna pur cominciare.
E si, la strada è stata imboccata, solo imparando ad amarsi (penso) e a piacersi si possa poi cercare un’altra persona.
Alla fine, siam sposati prima di tutto con noi stessi, poi abbiamo gli altri rapporti.
Se qualcosa dal di dentro non funziona, tutto il resto non è che un enorme cerotto, o toppa, o pezza, o comunque, qualcosa di posticcio.
Hold on, come diceva Kipling.
Per quanto riguarda l’uscita di Gamma, le parole non ci sono.
C’è soltanto la tua incazzatura per l’enorme errore di valutazione, ma non siamo tutti incazzati dopo?
Di fronte a una cosa del genere, deve scattare l’orgoglio, quell’orgoglio che è frutto dell’amore che si ha per se stessi, che non deve mancare mai.
Hai fatto benissimo a recuperare un rapporto sano con il tuo corpo, che è proprio quello che descrivi nell’ultima frase.
Complimenti, dev’essere stato difficile e faticoso
Non so sa30a, ma all’inizio l’orgoglio è sotto i piedi per rimanere eleganti…
Quel “sano” orgoglio, semplicemente non esiste, ti senti una gran merda, ti vedi una gran merda, e fondamentalmente pensi della gran merda.
No way out.
Poi un po’ alla volta ci si rialza, e ci si danno delle priorità.
Un mio amico mi disse
babysteps bro!
Un passo alla volta, prima recupera il respiro, poi il sonno, poi il cibo, poi l’aspetto, poi la mente, poi la vita.
One step closer evry day.
@Bongio: hai colto perfettamente nel segno. Salva Te Ipsum + Coppa Vuota = Singleatrentanni… avrei dovuto scriverlo prima, forse, ma era davvero molto intimo e non sapevo se il blog mi ci avrebbe portato con spontaneità. Il rispetto… è dei forti, non di tutti. E non tutti sono capaci di portarlo, a quanto pare.
@sonopronta: ma bentrovata! Spero che tu torni a farmi visita ogni tanto e magari ti metta in pari con gli arretrati.
Un ragazzo conosciuto da poco, come raccontavo qualche post più in giù, ha avuto come prima impressione di me un “è un tipo femminile”, per cui ci sta che sotto sotto sia anche un pochino gaio e “tra donne” sarò lieto di ricevere tutti i tuoi pensieri in merito, e perchè no, di parlarne anche un po’. Aspetto te e le tue riflessioni, ma torna
@tom: te lo appoggio su tutta la linea. Hai centrato in larga parte il problema, è lo “sposarsi con sè stessi”, in primis, per poi trovar qualcosa da dare agli altri. E darlo in un modo un po’ particolare come quello che ho scelto. Sfogarsi, anche sul ring, è una gran bella soddisfazione. A me manca tantissimo
Incazzato per l’errore di valutazione? cacchio, si. Bestialmente. Ma il tempo indietro non torna, e l’unica cosa che posso fare è cercar di esser meno talpa in futuro, amare meno l’amore e più l’amata.
@xlthlx: l’orgoglio una cosa del genere te lo distrugge. Semplicemente, ti rendi conto di quanto sia stato insensato, perchè magari sapevi che non eri bello, ma ti rendevi conto che potevi avere altro… e invece sei niente.
Il rapporto col mio corpo è un perenne “work in progress”, ecco di certo non ci sono riuscito ancora, e comunque un rapporto sbagliato con il cibo è una malattia che ti porti dietro a vita, come altre: puoi curare i sintomi, ma hai sempre la patologia dentro di te.
@tom2: l’orgoglio, come spiegavo a xlthlx sopra, è veramente andato sotto i piedi. Concordo sulla tua reazione (guarda, stai veramente percorrendo una strada saggia): io la chiamavo “teoria del piedino di fronte all’altro”. Credo di avertelo anche scritto: non importa la direzione, importa mettersi in moto. Ogni viaggio si giustifica in sè stesso.
Babysteps. Mi piace!
sa30a
:-)))
grazie per il sorriso che mi hai regalato con la tua risposta (oggi è una giornata in cui ce ne vogliono di sorrisi).
Non so gli altri, ma io quando dò del “tipo femminile” ad un uomo gli faccio uno dei complimenti più grandi che possa esternare. Gli altri complimenti li faccio solo in separata sede.
Ho impiegato un pò a capire dove era il tuo blog ma torno, torno.
Un simpatico abbraccio
Dopo un bel periodo di lettura silenziosa penso che sia venuto il momento di far sentire la mia voce anche su questo blog. Perché la mia storia non è molto diversa di quella del nostro eroe…una storia lunga e finita male…il mondo che ti crolla addosso…la difficoltà di tirare su la testa e reagire…ma non credo di essere riuscita ancora a tirare su la testa, penso al massimo di essere riuscita a sollevare leggermente il capo…
Mi piace la filosofia dei piccoli passi…uno dopo l’altro…ma in queste condizioni è più facile di quello che sembra fare l’errore di fare un passo avanti e 2 indietro. Il respiro, il sonno, il cibo, l’aspetto, la vita…non sono riuscita a mettere nel giusto posto nessuno di questi aspetti…mi ritrovo a fare sempre le stesse cazzate aspettando che il tempo cambi le cose…non vedendo l’ora che arrivi il we durante la settimana e, trovandomi sola e circondata da persone che mi sanno solo addossare i loro problemi, nel we non vedo l’ora che arrivi il lunedì…e intanto il tempo passa e tutto rimane irrimediabilmente uguale…
Ma è solo l’aspetto fisico quello che conta? Perché per il momento il mio corpo non ha nessuna intenzione di salvare se stesso…
Sono orgogliosa di questo tuo passo e te l’ho detto più volte
io credo che non sia stato l’orgoglio ma bensì la consapevolezza di volersi bene: uno magari passa la vita a pensare agli altri, a sorridere e a morire dentro, a tenersi cose solo per la paura di esplodere.
Tu ce l’hai fatta: hai toccato il fondo, ti sei detto, forse per la prima volta, che ti vuoi bene e sei risalito occupandoti di te. Questo credo che sia il percorso più infame, tortuoso e difficile che un essere umano possa affrontare e tu stai imparando a “gestire le curve”
Da qui in avanti è in discesa tesoro, perchè sei davvero e profondamente forte.
Dopo un bel periodo di lettura silenziosa penso che sia venuto il momento di far sentire la mia voce anche su questo blog. Perché la mia storia non è molto diversa di quella del nostro eroe…una storia lunga e finita male…il mondo che ti crolla addosso…la difficoltà di tirare su la testa e reagire…ma non credo di essere riuscita ancora a tirare su la testa, penso al massimo di essere riuscita a sollevare leggermente il capo…
Mi piace la filosofia dei piccoli passi…uno dopo l’altro…ma in queste condizioni è più facile di quello che sembra fare l’errore di fare un passo avanti e 2 indietro. Il respiro, il sonno, il cibo, l’aspetto, la vita…non sono riuscita a mettere nel giusto posto nessuno di questi aspetti…mi ritrovo a fare sempre le stesse cavolate aspettando che il tempo cambi le cose…non vedendo l’ora che arrivi il we durante la settimana e, trovandomi sola e circondata da persone che mi sanno solo addossare i loro problemi, nel we non vedo l’ora che arrivi il lunedì…e intanto il tempo passa e tutto rimane irrimediabilmente uguale…
Ma è solo l’aspetto fisico quello che conta? Perché per il momento il mio corpo non ha nessuna intenzione di salvare se stesso…
Quando penso a quanto si possa star male a causa di qualcuno (ne so qualcosa), mi passa del tutto la voglia di provare di nuovo.
io sto qualche decina di metri indietro….ma grazie a tutti, attingo da tutti per accelerare il passo e raggiungervi….
Tu non ci crederai ma tra ieri e oggi mi sono letta tutto il tuo blog.
Vabbè dirai tu, che sforzo, ho iniziato solo a Febbraio. Però ti devo rendere atto che scrivi molto bene e alcuni dei tuoi posti hanno un intensità che mi ha coinvolto molto.
Ma scusa la domanda, ma da quando Gamma ti ha lasciato? Non riesco a capire se è una cosa recente o datata? Magari l’hai anche detto e mi è sfuggito.
Io sono tornata single da circa un anno, con figlia a carico ma assolutamente gestita in modo molto sereno con il padre (per riferirmi a un tuo post, lei un padre ce l’ha e anche ben presente per cui momentaneamente non se ne cercano sostituti), ed il rapporto con il proprio corpo che dovrebbe essere un must della nostra intera vita, diventa assolutamente prioritario.
Io, a differenza tua, il rapporto con il mio corpo è stato sempre problematico. Ultimamente sto capendo l’origine di tutto e non è né un ex compagno, né un fidanzato un po’ cafone.
Sto cercando di capire ultimamente quanto il rapporto con mia madre abbia influito su questo mio malessere, e ci sto riuscendo sai, con grande sofferenza ma ci sto riuscendo.
Sto analizzando quanto questo malessere abbia influito su molti aspetti della mia vita, anche sulla seduzione.
Ci sto lavorando e sicuramente qualcosa scriverò su questo, anche se è ancora molto doloroso affrontarlo.
Il tempo mi ha però regalato anche uno sguardo più mite su me stessa e questo lo avvertono anche gli altri.
Sei divertente singleatrentanni, e il tuo senso dell’autoironia ti salverà sicuramente.
Un abbraccio affettuoso.
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@lettrice silenziosa: perchè non provi a rivolgerti a te stessa, e a scandagliare quello che hai dentro, invece di rimescolare tutto in attesa di qualcosa che nessuno mai ti porterà, se non sarai svuotata e pronta a ricevere.
Il rapporto con il corpo è un di cui di un processo, una causa di un effetto che a sua volta diventa causa. Nel mio caso il mio corpo si è salvato da una vera e propria nemesi, ma commetterei una ipocrisia nel dirti che l’aspetto fisico non conta. Conta, e come, perchè è specchio di se. Di fronte a noi stessi, prima ancora che agli altri.
@piccolo fiore: grazie l’orgoglio un po’ c’è anche in me, perchè quello che ho fatto non è poco. Riprendersi, in un mondo pieno di gente che sa solo buttarti via, è difficile. Eppure riesco ad essere saldo, anche quando provano a trapassarmi il trucco è stato davvero non tenersi niente dentro, e occuparsi degli altri in modo – e li’ sta il difficile – disinteressato.
@darth: si sta tanto male quanto bene. Sono le oscillazioni che ci rendono profondi. La placida banalità della mediocrità applicata ti tiene tranquilla, ma ti fa come e peggio di un dolore forte come è stato il mio.
@manta: tieni il tuo passo, mi raccomando! Babysteps, come dice Tom. Non correre dietro agli altri.. tanto le persone vere sanno aspettare. Alle volte basta gattonare, ma muoversi. Muoversi sempre.
@sonopronta: grazie delle tue attenzioni! Non ho fatto date su gamma, per cui è normale che tu non lo sappia pero’ l’epilogo è stato verso fine giugno 2009. Quasi un anno fa, quindi. Grazie anche dei complimenti, magari fossi così bravo con le parole come dici tu
l’importante nel recuperare il rapporto col proprio corpo è capire cosa lo guasta. Io so che tendo ad autodistruggermi quando soffro, o quando mi rilasso, o quando i rapporti che ho intorno chiedono senza dare. In quel caso li’ si, tendo a farmi del male. Non so se per la vita un po’ particolare che ho avuto, o per le donne che ho avuto d’intorno, o se sono stato rapito dagli alieni da piccolo. Intanto arrivo a capire l’anello della catena immediatamente prima di me, poi al resto arriverò con più calma.
Ti auguro di percorrere una strada lunga e soddisfacente, e se hai bisogno di una riflessione, possiamo provare a farla insieme qui.
sa30a
Ti dò un altro spunto sa30a ed è il motivo che riguarda la mia “corazza protettiva”.
La rabbia repressa.
Una grande difficoltà a contattare il sentimento della rabbia, io non mi sono incazzata con il mio ex neanche nel momento della separazione. Mille giustificazioni ho trovato, alcune legittime altre meno. Ma la rabbia no. E quando non butti fuori la rabbia, dietro ancora c’è un grande senso di colpa, la paura di travolgere ogni cosa. Nel mio percorso questa rabbia, nel modo più sano e innocuo 😉 vorrei tirarla fuori da me. Questo è un mio pezzo ovviamente ma se ti può essere d’aiuto per una riflessione te lo regalo volentieri.
Io questo post lo divulgherei a destra e a manca, anzi la prima cosa che farò (se Trollò mi autorizza) è linkarlo nella pagina di fb per farlo conoscere alle amiche del forum.
Mi trovi d’accordo davvero su tutto, non una sbavatura, quindi ho nulla da dire.
Tuttavia lo spunto di Sonopronta circa la rabbia non è da poco: di mio so che non sapendo canalizzare questo sentimento, mi sfogo con altro: che sia cibo, che siano gli attacchi di panico, la tachicardia o i tremori. E si, dietro c’è un latente senso di colpa, anche li dove la colpa ce la creiamo noi.
Poi c’è anche chi quella colpa se la crea perchè a sua volta si colpevolizza (o mamma mia che giri assurdi e sgrammaticati) per non esser riuscito ad essere quello che si voleva: nel corpo e/o nella mente.
Forse forse è meglio se vado via o rischio di ingarbugliarmi anche le dita sulla tastiera! Porc!
Eh si Miss i sensi di colpa non sempre nascondono un peccato reale.
A volte ci hanno fatto sentire fuori posto anche se non lo eravamo.
Io propongo una mega incazzatura collettiva, ognuno se la prende con chi gli pare. L’importante è uscirne sani
Guarda bellezza mia, tanto per farvi fare gli affaracci miei, a me basterebbe anche salire su un pizzo di montagna e trovare la voglia di urlare. Sai che roba? Una fiQuata pazzesca!
Io un giorno ho preso un servizio di piatti e bicchieri in un negozio dove vendono tutto a “un euro” e li ho rotti uno dopo l’altro contro un muro.
Liberatorio ma evidentemente non è bastato.
Per te e sa30A un “piccolo” post sulla rabbia nel mio blog.
Baci a voi
Probabilmente in questo momento non riuscirei a guardarmi dentro neanche facendomi un’ecografia…mi aspetto poco da me stessa e ancora meno dagli altri perché tutte le persone che mi circondano mi hanno prima o dopo delusa o addirittura tradita.
La rabbia…sicuramente è un sentimento molto rilevante in chi come noi esce da una lunga storia…ma è la delusione di aver buttato alcuni anni della propria vita che fa da padrona…quando tutti intorno a te sono cresciuti e pensano a mettere su famiglia, a biberon e pannolini, e tu stai lì da sola pensando che quando tutto nella tua vita si è finalmente sistemato non hai nessuno con cui condividerlo…
Il corpo è lo specchio della proprio io interiore? Forse è vero perché nel mio caso sono incasinati entrambi!
ahhh la rabbia! quella cara vecchia amica!
vorrei condividere con le lettrici il mio metodo, ma non so quanto sia applicabile al di fuori di un contesto maschile.
Prendete pugni!
iscrivetevi ad un corso di boxe, li date e ovviamente li prendete.
Io ormai sul sacco vedo riflesso solo il mio volto, e continuo a colpire.
Quando salgo sul ring, ogni pugno in faccia è un pugno a quella parte di me che sta male e non reagisce, che piange e si lamenta della situazione. Ogni pugno che assesto, lo assesto alle mie debolezze, ogni livido, attesta che comunque posso sopravvivere, senza di lei, da solo, ancora un altro giorno.
Poi se non ne avete abbastanza, prendete la moto, e vi portate su lunghe strade solitarie a velocità prossime al teletrasporto, urlando nel casco tutta la rabbia che avete dentro.
Quella sorda, cieca e furiosa rabbia che vi permetterebbe di far esplodere le auto solo guardandole, di far esplodere tutto
palazzi,
case,
stazioni,
camion,
ogni cosa su cui posate lo sguardo, esplode in una cascata di scintille e rottami.
Ecco che la rabbia esce.
unici requisiti: voglia di sopportare lividi e contusioni, e una moto potente.
altrimenti fatevi una console.
Tom, ma sai che quella di prendere pugni non l’avevo mai considerata ma ha una sua ragione di essere in effetti.
Un bel pugno mi aiuterebbe a far scattare quella rabbia che reprimo da anni (poi ovviamente non sarà un piacere per chi me l’ha dato). Non male come idea.
L’urlo lo utilizzavo in auto fino a un bel giorno in cui mi sono dimenticata di chiudere il finestrino. Lo sguardo atterrito di chi passava di fianco all’auto mi ha lasciata un pò perplessa
Ahahahah Sonopronta, davvero hai urlato con il finestrino aperto 😀 ?
Tom bello bello e molto coreografico, ma mannaggia alla miseria, io mica ci riuscirei a tirare pugni! Quando per scherzo un istruttore in palestra con cui ci ho abbastanza confidenza, mi mostra le mani e mi invita a tirare pugni li, io non ce la faccio. Ho proprio paura di farlo, di tirarmi un gradino su tirando pugni, sia verso qualcuno che mi invita, sia verso un sacco.
Per farti capire: in palestra abbiamo i sacchi a terra per la fit boxe. Ora palestra vuota perchè ora di chiusura, nessuno in giro (solo gli istruttori a docciarsi), una voglia di tirar pugni che non ti dico. Secondo te l’ho fatto? E no che non l’ho fatto :\
Comunque, in compenso, una bella lezione di circuito spinning/pump mi scarica come non mai!
Ti dirò, se riesci a superare il terrore atavico di ricevere dolore, soprattutto di ricevere un pugno in faccia, sei già a destinazione.
Puoi provare con della prepugilistica, l’allenamento per i pugili è tra i più duri e completi che ci siano.
Ti scarichi al sacco, fino a quando non senti più le braccia.
Se poi ti va di fare “guanti” (ovvero combattimento soft di contatto con i guantoni) ti sfogherai ancora di più.
Evita le arti marziali, solo perchè tendono a incanalare la rabbia e a sublimarla nella disciplina.
Cosa che fa anche la boxe in effetti, perchè se sali sul ring furioso hai matematicamente perso l’incontro.
Però se parli con l’istruttore e gli dici che ti devi sfogare, può “chiudere un occhio”, e farti dare tutti i pugni che vuoi, fregandotene della tecnica.
L’urlo liberatorio in macchina è un must, classico.
Comunque, prova i videogiochi violenti, sono un surrogato, ma ognuno poi convive con la sua natura.
@misspansy: sarei ben più che felice se tu divulgassi questo post a destra e a manca, mi farebbe davvero piacere. Vale per tutti i post che vuoi
@sonopronta: la rabbia è una forza potente, specie se la incanaliamo nei binari sbagliati. Probabilmente è il tuo e il mio caso e quello di quanti altri: anche io ho avuto un rapporto coi genitori molto particolare e di certo questo mi ha scavato in un modo o nell’altro.
@tom: da ex pugile “quasi agonista” mi sento di appoggiare il tuo pensiero. Il pugilato è uno sport sano, perchè se c’è una cosa che ti insegna è recuperare il rapporto col dolore, e i tuoi limiti. Anche il sollevamento pesi va bene, anche li’ c’è un rapporto col dolore interessante. Quello, e una moto sveglia. Della moto riparleremo, è una ferita aperta.
@lettrice silenziosa: non è una corsa a chi si riproduce per primo, pero’! si, anche a me piange il cuore a vedere i compagni del liceo che si sposano o si riproducono ma… beh, ci sono persone più o meno fortunate, e più o meno brave. Io sono meno.
Il dolore, come dico spesso in altre situazioni, è una emozione e una sensazione come le altre, a pari dignità. Impariamo a conoscerla e facciamola diventare parte del nostro vocabolario, è per il nostro bene, perchè se non siamo in grado di darle un nome e di parlarci, resterà sempre al di là della nostra comprensione.
@pansina: ribadisco, pubblica, pubblica…
sa30a
Divulgai, ed ora che ho la tua licenza a vita posso sbizarrirmi! 😀
Grazie pansina, sbizzarrisciti pure anche il post sulle corna e il raffreddore “si presta”…
Ahahah lascia perdere Trollò che da quando l’ho letto ogni volta che tiro su con il naso mi viene in mente!
B.E.D.
Binge Eating Disorder, ossia Disturbo da abbuffate compulsive. Si tratta di una forma di bulimia senza metodi di compensazione.
E’ questo mostro che mi sono portata dentro dai 12/13 anni fino a…ora. Certo, c’erano periodi in cui avevo maggiormente il controllo e altri in cui lo perdevo totalmente.
Il cibo che perde la sua funzione di nutrimento, diventando nemico-amico… anestetico per sentimenti ed emozioni troppo sconvolgenti da superare.
Un abuso da piccola… la rimozione… e poi l’ansia di controllare tutto e tutti attorno a me, in modo da giocare a far riemergere i miei traumi illudendomi ogni volta di poterli dominare (mentre allora non avevo potuto).
Abbuffarsi come richiesta d’aiuto, di attenzione da parte di genitori che – ora lo so – anche a causa di vuoti affettivi trascinati a loro volta dall’infanzia, non mi avevano protetto dal loro orrore. Ma, anzi, mi ci avevano trascinato fino al collo.
E poi il vittimismo: usavo la mia malattia per non dovermi assumere la responsabilità della mia vita. “Sono malata, non posso farci nulla, lasciatemi stare”… gridavo al mondo. E, dentro, ugualmente potenti, una grande voglia di morire e di vivere…una vita diversa. Sempre “da domani”.
Hai ragione… i problemi col cibo non si superano una volta e per sempre. E’ una sfida continua non ricadere nei vecchi meccanismi.
Inoltre in me, ma anche in tante altre persone affette da disturbi alimentari di cui ho letto, la dipendenza dal cibo si lega ad altre dipendenze: in primis, la dipendenza affettiva (per arrivare poi a droghe, Internet, shopping compulsivo etc.)
In me sento una voragine emotiva… un vuoto enorme, che finora ho chiesto al cibo, agli uomini, alle sigarette, ai comportamenti compulsivi, di colmare.
Ma ora ho deciso di dire basta. Ho deciso si sporgermi su quella voragine. Lucidamente, stavolta.
Nessun anestetico: sto provando dolore e panico, ma più mi permetto di provarli e più perdono potere su di me. Sto imparando ad accettare che la vita non è obbligata a seguire i miei programmi.
Ho letto molti libri sull’argomento (se qualcuno di voi fosse interessato, vi consiglio in particolare “Finalmente liberi dal cibo” e “Donne che amano troppo”; quest’ultimo, a dispetto del titolo, può essere utilissimo anche agli uomini con problemi di dipendenza affettiva e similari), mi sono documentata, ho chiesto aiuto, ho deciso di uscirne. E di non nascondermi più dietro una facciata di falsa perfezione.
Sono così: fragile eppure forte. Ho voglia di stare per un pò da sola, e imparare ad amarmi… perchè, come avete detto, se non si impara ad amare profondamente prima di tutto se stessi, ad accettare le persone così come sono e ad accettarsi, pur provando a migliorare quegli aspetti di noi che ci fanno soffrire, non si può sostenere un rapporto sentimentale.
Semplicemente, perchè ci innamoreremo sempre di persone sbagliate. Francesco, di una che – senza un briciolo di sensibilità – gli dice che è un ciccione schifoso. Io, di uno che ricalca il distacco affettivo di mio padre e l’immaturità di mia madre.
Perdonatemi lo sfogo… ma il fatto di riuscire a parlarne è, anche per me, una grande vittoria. Mi sento libera di scalfire il silenzio, la solitudine, la vergogna.
Grazie Fra per questo blog.
Giada, complimenti per il coraggio di aver condiviso la tua storia. Non si riesce a capire, visto dal di fuori, cosa voglia dire un rapporto sbagliato col cibo. Perchè è facile affibbiare etichette, ma ben difficile capire che dietro ad un corpo non in forma c’è una persona che sta male.
Che poi non è necessario fare il buon samaritano e farsi carico dei problemi altrui… semplicemente basta avere la delicatezza di sapere che c’è un problema.