Faccio seguito a un post del mai troppo osannato Attila, per concedermi una piccola divagazione nel passato. Per chi non conosce il mondo dei fumetti (e io sono tra questi, solo che conosco un sacco di appassionati fumettari) i “what if” sono delle serie di fumetti “alternative” in cui si prova a fantasticare cosa sarebbe stata la trama se fosse successo qualcosa di alternativo rispetto a ciò che è effettivamente accaduto nella fiction. Per chi invece non seguisse il mondo dei fumetti, posso dar sfoggio della mia vanagloria culturare proponendo un altro esempio di “what if”: un romanzo dedicato a cosa sarebbe stata l’Italia se il fascismo non fosse caduto e non avessimo perso la seconda guerra mondiale.
Chiusa la necessaria premessa… a voi è mai capitato di pensare a cosa sareste stati se nella vita alcune cose fossero state diverse?
Attila parla del coniglio che ti trascina fuori dalla camera prima che ti ci cada il motore d’aereo dentro (con arguto riferimento al film Donnie Darko), e in effetti i “what if” sono esattamente questo. Valvole di salvezza, opportunità per fare degli excursus e delle fantasie quando la vita ti àncora alla realtà in modo troppo brutale. Soprattutto, sono modi per fantasticare in un mondo privo di errori personali, di cose che in realtà non hanno funzionato, di senno di poi. Sono anche un modo per rassicurarsi su le nostre potenzialità, per rifare un controllo – nei nostri sogni a mente libera – di tutto ciò che siamo o saremmo stati in grado di fare e per un motivo o l’altro abbiamo scelto di non fare.
Con un unico, inquietante parallelismo: in donnie darko, alla fine della fiera, il motore d’aereo sulla testa cade davvero. Coniglietto o non coniglietto, non c’è storia che tenga e la realtà vince sempre. Anche se Donnie Darko ride quando cade quel motore, e ride perchè almeno ha avuto di che ridere. Il che non è per niente poco.
Cosa sarebbe stato di me se fossi stato ancora con Alpha? un marito felice o una parodia bipede di un cesto di lumache?
E se fossi restato ancora con Beta? un padre separato alle prese con un assegno di mantenimento più grande di lui, o un uomo felicemente sistemato in un mondo placido e tranquillo?
E se fossi restato nell’esercito?
E se…? e se…?
Ma soprattutto, sarei quello che sono, se non avessi fatto tutte le esperienze – spesso negative – che ho fatto? si dice che un uomo è la somma delle proprie esperienze e dei propri errori. Sarei stato felice comunque, avendo meno spessore, e meno cartilagine attorno al cuore? è vero, come dicono gli inglesi, che ignorance is bliss, l’ignoranza è un bene?
Cosa ne pensate, miei ventitrè lettori?