Avrei prefigurato una settimana di interventi sul blog “leggeri”, per far da contraltare a quella che nella vita fuori dalla Rete è una settimana pesante. Però c’è un episodio su cui rimugino da ieri, e passato lo shock emotivo, merita una riflessione più distaccata. Oggi finalmente ci riesco, e la lascio qui per voi.
Notaio. Definitivo passaggio di consegne della casa alla gentile (“Gamma”, nella nomenclatura di questo blog), che fa il suo bravo atto, porge il danaro, il notaio mi saluta, io saluto lui, lei e lei… no.
Silenzio. Un assordante silenzio, senza neanche alzare gli occhi in risposta.
Li’ per li’ è montata la rabbia. Una rabbia profonda, perchè se ho diviso otto anni della mia vita con te, almeno un saluto nel momento più doloroso per me potresti gentilmente darmelo, evitandomi l’umiliazione di salutarti a vuoto di fronte al notaio. E se non altro, dopo otto anni – i migliori della mia vita? – un saluto lo merito, sennò sei davvero una bestia. Anche perchè non è che mi hai cacciato di casa perchè ti ho sfondato di corna e trucidato la famiglia: me ne vado perchè ti sei rotta, punto.
Ma l’interrogativo che mi è nato è diverso. Sulla bestialità della persona credo ci sia poco da disquisire. Il problema però è… sono stato io, incapace a rendermi conto di certi segnali “prima” di compromettermi con una vita a due, o è la vita a due che logora le persone e le desensibilizza? intendiamoci, lei un campione di empatia non lo è mai stata, ma secondo voi… cosa può essere che rende le persone capaci di gesti del genere?
Quanto e come una vicinanza profonda poi genera una lontananza abissale, a giochi chiusi? io sto restando sempre più meravigliato di come tanto si è vicini prima quanto lontani poi. Non chiedo niente, per carità, conscio che avere una persona che opera un taglio netto facilita la guarigione. Però il rispetto e quel minimo di delicatezza, ecco, mi pareva compreso nella paga sindacale.
Sbaglio?
Caro Francesco… è sorprendente quanto simili siano le nostre emozioni e riflessioni, pur nella diversità dei “mondi” esperienziali che le hanno generate.
Ieri sera pensavo al mio ex, al senso di assoluta estraneità, di infinita lontananza che comincia a suscitare in me quella figura che adoravo e che, fino a pochissimo tempo fa, sentivo come l’essere a me più “vicino” in assoluto sulla Terra.
Mi sono posta le tue stesse domande: sono stata io a non rendermi conto o è stato lui a “raggelarsi” emotivamente? Com’è possibile che dopo avere dato tanto, tutto, a una persona non ci si possa aspettare neanche un pò di delicatezza da parte sua?
Io non conosco la tua storia, ma mi sento lo stesso di esprimere un umile parere, necessariamente basato sulle mie esperienze e sui miei studi. La “verità”, secondo me, sta in mezzo:
da un lato, probabilmente, sulla scia dell’infatuazione, idealizziamo la persona che ci sta di fronte, innamorandoci non tanto di lei, ma di quello che vorremmo che lei fosse (e che, se fosse vero, ci farebbe infinitamente felice). Pian piano, certo, emergono dei lati caratteriali poco piacevoli, ma nel frattempo l’innamoramento è diventato amore e – se siamo persone mature – finiamo per amare anche quei “difetti”, semplicemente perchè sono i suoi. E niente ci sembra più caro di quella creatura.
Ecco, allora, che ci rendiamo disponibili all’impegno: storia stabile, fidanzamento, convivenza, matrimonio.
E qui si innesta l’altro fattore che hai evidenziato: la vita di coppia presuppone una continua trasformazione di ciascuno dei due partners e del sentimento che li unisce. Altrimenti logora e rende le persone sempre meno sensibili verso l’altro/a.
Le esperienze che, sia individualmente che in quanto fidanzati o sposi, i due si trovano a vivere inducono necessariamente al cambiamento: se si cresce insieme, se la tenerezza reciproca, l’impegno preso, il dialogo, il venirsi incontro imprimono la direzione al cambiamento, il rapporto – sebbene perda un pò della passione iniziale, e ci siano un pò di fisiologici momenti di “noia” – cresce in modo armonioso e si “fortifica nella tenerezza”.
Se invece ognuno cambia senza rivolgere ogni tanto lo sguardo a come sta cambiando l’altro, se ci si lascia prendere troppo da quello che accade attorno, senza rinnovare l’unione nelle tre dimensioni principali che ne costituiscono il “nucleo”, e cioè sesso, intimità/complicità emotiva, impegno (fedeltà, progetti per il futuro da portare avanti insieme), si finisce per ritrovarsi accanto una persona che non conosci più.
Qualcuno appunto che, dopo aver condiviso con te 8 anni, con momenti bellissimi etc., e dopo averti lasciato non per qualche tua grave colpa in particolare, ma semplicemente perchè non ti amava più, non risponde neanche al tuo saluto.
Un’ultima cosa: non conosco la tua ex, e non posso permettermi di esprimere un parere con un sufficiente margine di “certezza”. Però, se posso azzardare, forse non ti ha salutato perchè, in fondo in fondo, si sente un pò in colpa per aver preso lei la decisione, e averti fatto soffrire.
E, purtroppo, certi profili psicologicamente immaturi, reagiscono così.
Un abbraccio
G.
C’è una parte di idealizzazione dell’altro, di sicuro. Tuttavia certe persone reagiscono di fronte ad eventi come questo in modo imprevedibile anche a se stessi. Sai qual è la cosa strana? Che poi ritornano, e si scusano (o almeno, questo è quello che è capitato a me finora).
L’unica cosa che mi viene da consigliarti però in questo momento è di tagliare tutti i ponti, perché non merita nessuno dei tuoi pensieri; non merita nemmeno che tu ti stupisca della mancanza di educazione basilare che avrebbe dovuto esserci, di sicuro non lo merita ora.
Poi chissà, tra qualche anno, si vedrà.
Oh, sì, certo, le dinamiche di coppia, il rancore, la volontà di farla pagare al “maschio”, il disagio che si ha nel definire una situazione comune di “passaggio-casa”, i ricordi, l’horror vacui, il cortocircuito sinaptico temporaneo, la società che ti istiga alla violenza, il problema della traspirazione e dell’odore sgradevole dei piedi, ma non è che la gente sia anche, semplicemente, un po’ STRONZA?
E non è colpa nostra che non ce ne siamo accorti prima (avremo pure il diritto a fidarci del prossimo in un atteggiamento non preconcezionistico), la gente è proprio STRONZA, ma STRONZA nell’anima. Ci illudiamo del fatto che una persona, solo per il fatto di essere una nostra ex, conservi ancora quel minimo di pudore, educazione, disponibilità al dialogo alla gestione degli interessi comuni. E invece no, non è detto. Mai. La gente cambia, o mesopotamico (mesopotamico?), o, più probabilmente, resta sempre la stessa.
Sbaglio, Valerio, o nel tuo intervento c’è un accenno di “sfottò” per le interpretazioni psicodinamiche?? Se così fosse, mi permetto di aggiungere che ciò che dici non è affatto incompatibile con un inquadramento in tali termini. Sì, a volte la gente è stronza… ma non è mai SEMPLICEMENTE stronza. Non è nata stronza (anche se il fatto di avere dei genitori stronzi ti fornisce una buona base genetica). C’è diventata… e allora tanto vale interrogarsi sulle cause. Infine, attribuire tutte le colpe all’esterno, non accettando di prendersi almeno una parte di responsabilità (anche solo quella di aver idealizzato l’altro/a) giova solo in apparenza all’ego. Se invece si prende coscienza, magari la volta successiva – lungi dal rendersi totalmente impermeabili all’altrui dilagante stronzaggine – si riesce a difendersi un pò prima e meglio.
Giada, la tua analisi al solito è precisa. Non so se (parto dal fondo) siano sensi di colpa. Ne dubito, ne è biologicamente incapace, conoscendola. Penso solo che sia stato un “perdersi di vista”, un dare troppa importanza a cose come il lavoro o gli studi, per poi perdere quanto di vero si è o era costruito prima.
Ti dico però una profonda verità: mettersi in casa una persona LA CAMBIA. Quelle che prima erano un incrocio tra adorabili fidanzate, persone dolci ed affettuose, e vere e proprie macchine da sesso diventano – in tempi più o meno rapidi – esserini smorti e disinteressati, ben più attente al piatto sporco nel lavandino che non alle esigenze della coppia.
E li’ temo che sia natura, non elezione. Anche se ci deve essere, o ci DOVREBBE essere, un antidoto. Solo che io non sono mai stato capace di trovarlo.
@xlthlx: i ponti non solo li taglio, ma butto giù anche i piloni. Conoscendola so che non tornerà, e se anche tornasse, conoscendoMI so che non ci sarebbe spazio. Quindi la quaestio è chiusa, salvo eventuali scuse, che verranno valutate di caso in caso. Ma tu, sinceramente, hai mai visto una donna scusarsi per qualcosa? io no, e inizio ad aver visto qualche primavera.
@Valerio: si, te l’appoggio con una certa qual gioia. La gente, talvolta, è semplicemente stronza. E col tuo commento mi schiarisci le idee, io che sono sempre il primo a mettersi in gioco, a rimettersi in discussione, a pensare che se qualcuno sbaglia è perchè sono stato io a metterlo in condizione di farlo, e se qualcuno mi fa male magari è stata anche colpa mia. Invece, alle volte, un aggettivo bello carico come il tuo mi riporta coi piedi per terra. Aggiungendo, tra l’altro, la non trascurabile consolatio del fatto che altre persone concordino con te.
Ma l’argomento non vuole e non deve essere lei. L’argomento voglio essere io, d’ora in poi. Basta dietrologie: mi frizza a sufficienza
Grazie a tutti…
sa30a
Ci sto lavorando anch’io alla ricerca dell’antidoto… il problema è che la prossima volta che inizierò una storia dovrò aver cura di capire se l’uomo che avrò di fronte abbia ben presente il problema e sia disposto a cercare quell’antidoto insieme a me. Spero nel futuro… e nel frattempo, esattamente come te, l’argomento voglio essere io e solo io. Sai che da quando abbiamo iniziato i nostri dibattiti virtuali mi sento meno sola nel cammino? Ciò mi incoraggia molto… grazie a te per questo blog e per essere come sei.
Complimenti! Non solo apprezzo l’estetica del sito, ma specialmente la materia. Io sono con ogni probabilità un pre-single a trent’anni. Comprendo molto bene lo stato d’animo di frustrazione e impotenza ch descrivi in questo post. Io ho provato a dire la stessa cosa nel post che si chiama “il paradigma di Camillo e Piera”.
Alla fine gli errori sono sempre errori di comunicazione.
Anche io mi sento meno sola in questa difficile dimensione di vita a uno … GRAZIE sa30a per ciò che hai creato per chi, come te, infinitamente soffre e ha sofferto.
Credo che due persone si allontanano quando ci sono tante cose irrisolte all’interno della propria coppia. A tal proposito mi viene in mente un racconto di Gandhi:
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
“Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?”
“Gridano perché perdono la calma” disse uno di loro.
“Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?” disse nuovamente il pensatore.
“Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti” replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare: “allora non è possibile parlargli a voce bassa?”
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
“Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro. D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano solamente sussurrano.
E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E’
questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.”
Infine il pensatore concluse dicendo:
“Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.”
ciao,
io sono a questo punto. esattamente a questo punto della mia vita. poi cosa succede? tu sei riuscito a rialzarti? sei riuscito a fidarti di qualcun altra? passa nel mio blog se vuoi, che ha il nome come il tuo quasi https://single30anni.wordpress.com/ ma non voleva essere un plagio.
e poi a questa tizia che le è successo? cosa ne è stato di lei?
Caterina, benvenuta. Non l’ho uccisa, se è quello che volevi sapere
molto più semplicemente, ha vissuto la sua vita, fatto la ragazzina per qualche annetto e ora pare aver ritrovato la voglia di qualcuno accanto.
Credo che il tuo blog, se non altro per le differenze di sesso tra me e te, farà una strage. In bocca al lupo per la tua avventura di sfogo emotivo-letterario!